La violenza di genere ha mille sfaccettature. Non bisogna solo riferirsi alla violenza sulle donne pensando solo alla violenza fisica. Spesso le donne sono vittime anche di violenza psicologica, economica, di stalking. Le ripercussioni non sono solo a livello fisico, ma legate alle violenze ci sono anche problematiche psicologiche, di relazione, sociali e familiari; anche i figli che assistono ai vari tipi di violenza di genere possono sviluppare tali tipi di problematiche.
Secondo i dati dell’OMS le donne che hanno subìto violenza fisica o psicologica (soprattutto da partner o ex partner, a seguire da sconosciuti o non partner) manifestano:

  • morte e lesioni
  • depressione
  • abuso di alcool
  • malattie sessualmente trasmissibili
  • gravidanze indesiderate e aborti
  • bambini nati sottopeso

Questo non vuole essere certamente un noioso articolo di numeri sterili, ma un articolo che faccia pensare e riflettere.

I dati Istat indicano che il 31,5% delle donne (dai 16 ai 70 anni) abbia subìto violenza fisica; di queste il 13,6%  ha subìto violenza da partner attuali e il restante 18,4% ha subìto violenza da ex partner.
Il 24,7% ha subìto una violenza da non parter (amici e parenti o sconosciuti).

Per quanto riguarda la violenza psicologica e economica facendo un confronto tra i dati Istat del 2006 e del 2014 si nota un deciso calo; se nel 2006 si aveva il 42,3% di casi di violenza psicologica, nel 2014 sono stat registrati il 26,4% dei casi. Fortunatamente cala anche la percentuale delle violenze psicologiche aggravate da violenza fisica.

La prevenzione, le organizzazioni nazionali e mondiali, la rete di collaborazione tra i vari istituti e il parlarne hanno sicuramente dato una mano nel cercare di arginare il fenomeno.

MA COSA È SUCCESSO DURANTE LA PANDEMIA?

Purtroppo durante il periodo del lockdown, l’aver trascorso maggiore tempo nelle mura domestiche ha esposto mogli e figli a un numero di violenze domestiche maggiore, soprattutto se oltre ai problemi precedenti si sono aggiunti problemi di natura economica e lavorativa. 
Secondo i dati Istat, il numero dei centri antiviolenza (1522) tra marzo e aprile 2020 ha squillato il 75% in più rispetto ai periodi precedenti; nell’intero periodo del lockdown il 1522 è stato raggiunto il 119,6% in più rispetto all’anno precedente. Molte sono state le chiamate per richiesta di aiuto o per richiesta di informazioni sulla tipologia di servizi offerti.

Ci rincuora leggere che molte più donne hanno avuto il coraggio di denunciare e molte più donne si siano recate nei Pronto Soccorso per le prime e immediate cure adducendo la loro condizione alle violenze fisiche subìte e non ad altro tipo di problematica: non è scontato purtroppo che chi si reca in pronto soccorso dichiari le violenze.Infatti nell’arco del triennio 2017-2019 le donne che hanno avuto almeno un accesso in Pronto Soccorso con l’indicazione di diagnosi di violenza sono 16.140 per un numero totale di accessi in Pronto Soccorso con l’indicazione di diagnosi di violenza nell’arco del triennio pari a 19.166 (1,2 accessi pro capite).
Dai dati di accesso al Pronto Soccorso è emerso che le stesse donne nell’arco del triennio hanno effettuato anche altri accessi in Pronto Soccorso con diagnosi diverse da quelle riferibili a violenza.
Complessivamente il numero pro-capite di accessi per queste donne, a prescindere dalla diagnosi, è superiore a 5 e nella classe di età 18-44 anni è superiore a 6. Questo significa che una donna che ha subito violenza nell’arco del triennio torna in media 5/6 volte in Pronto Soccorso

Dallo studio di questi dati, grazie anche alla mobilitazione dei vari istituti e del Ministero delle Pari Opportunità, si è potuta migliorare l’assistenza alle donne che subiscono violenza. Ospedali e soprattutto Pronto Soccorso sono stati attrezzati con le Sale Rosa: sale di primo soccorso con operatori maggiormente preparati al trattamento in caso di violenza, maggiore privacy e percorso preferenziale con tempi di attesa molto più brevi (massimo venti minuti di attesa) per evitare non solo il peggiorare della situazione fisica della paziente ma ancora peggio ripensamenti e abbandoni del Pronto Soccorso stesso.
Un grande passo avanti è stato fatto anche da parte dei Pronto Soccorso aderendo a un percorso di formazione e specializzazione di tutti gli operatori (medici, soccorritori, infermieri, psicologi, operatori sanitari in ambito tecnico-assistenziale). Dei 651 Pronto Soccorso presenti in Italia, hanno aderito a tale  programma formativo 642 strutture: assolutamente un ottimo numero che fa ben sperare.

La lotta contro la violenza sulle donne è ancora lunga, ma crediamo che con la divulgazione dei dati, con il parlare, facendo rete si possa sicuramente arginare il problema. Spesso le donne non denunciano per paura di ritorsioni, per vergogna, per paura che possano perdere i figli o il lavoro, ma la legge è dalla loro parte e questo è fondamentale. La nostra legislazione ha fatto passi enormi in avanti per tutelare le donne e soggetti a rischio.