Fattore fondamentale da non sottovalutare per poter praticare krav maga e qualsiasi altro tipo di disciplina da combattimento è sicuramente la conoscenza di sè stessi, dei nostri atteggiamenti e comportamenti quando usciamo dalla nostra zona di comfort e quindi la gestione dello stress. Non si può parlare di tecnica eseguita magistralmente se non si parla anche di stress.
La parola “stress” venne introdotta per la prima volta in biologia nel 1935 e definita nel 1936 come “Sindrome Generale di Adattamento”, quindi come la risposta che l’organismo mette in atto quando è soggetto a effetti prolungati da stimoli fisici, mentali, sociali, ambientali ecc.
Lo stress viene rappresentato da colori che indicano lo stato d’animo di ogni individuo:
- bianco è lo stato di completa rilassatezza e tranquillità: il soggetto è nella sua zona di comfort. E’ uno stato prettamente esclusivo dell’essere umano, nessun animale si troverà mai nello stato di colore bianco;
- giallo è lo stato di preallerta: l’individuo riconosce un disagio e si prepara a uscire dalla propria “comfort zone”;
- rosso è lo stato di allerta: l’individuo è ormai uscito dalla sua “comfort zone” e reagisce ai fattori stressogeni;
- nero è lo stato di allerta avanzato: l’individuo ha superato lo stato di allarme e si adatta allo stadio di resistenza, momento in cui lo stress è al culmine e tutti i campanelli d’allarme sono stati attivati per contrastare a pieno ogni fattore stressogeno.
Se impariamo a conoscere lo stress e a gestire prima di tutto la nostra mente allora si che potremo dire di studiare effettivamente una disciplina di autodifesa.
Dobbiamo mettere il nostro fiscio (corpo e mente) nelle condizioni di reagire e sfruttare a pieno i 6 secondi che abbiamo a partire dall’inizio di una situazione stressogena.
E’ stato infatti dimostrato che occorrono sei secondi per poter metter in atto tutte le difese allo stress da parte dell’organismo. Da qui il “six seconds model”.
Gli obiettivi che questo modello segue sono fondamentalmente tre:
- esser consapevoli di cosa si sente e si fa;
- rispondere nella maniera adeguata;
- agire per uno scopo e con coerenza
Proprio per questo, i nostri allenamenti di krav maga portano gli allievi a gestire questi tre punti cardine per far si che gli automatismi che apprendono con l’allenamento non risultino insensati, per far in modo che conoscendo la loro dimensione possano attuare le tecniche di difesa migliori usando le strategie che meglio si addicono al momento, per evitare il pericoloso “effetto freezing” a cui si va incontro quando non si riconoscono determinate situazioni.
Fondamentale quindi è abituare l’allievo a situazioni di stress che gradualmente divengono sempre più complesse. Sono molteplici gli esempi di allenamento in stress messi in atto nelle nostre classi.
Uno tra i tanti è sicuramente il condizionamento fisico con esercizi che portano ad aumentare la frequenza cardiaca e respiratoria e ad affaticare i muscoli.
Sfruttare l’effetto sorpresa è un altro allenamento in stress, durante il quale l’allievo può ricevere attacchi non predefiniti o si ritrova ad esempio nella penombra dove quindi tutto appare confuso e poco chiaro. Aver le mani occupate da qualcosa, ad esempio il cellulare, la borsa, giornali o oggetti comuni in genere e riusicre a difendersi al meglio gestendo quindi una situazione di svantaggio e portarla a proprio vantaggio; cambiare luogo di allenamento e spostarsi dalla palestra nel contesto di un parco o di un parcheggio dimostra all’allievo quanto sia importante conoscere lo spazio che lo circonda così da non entrare in confusione fuori da un ambiente familiare.